Un’arrestabile, ubiqua, sempre crescente invasione barbarica si spande stagionalmente sulla terra; una marea di turisti che totalizzano ormai quattro miliardi di viaggi all’anno, sciamanti non più solo nelle città d’arte o nelle stazioni sciistiche e balneari, ma in villaggi, paludi e deserti, dal Nepal all’Amazzonia, da bali a Madera, alla disperata ricerca dell’incontaminato da contaminare. Condannato da insigni sociologi come principio di distruzione di luoghi e culture, vituperato da altri come la forma più perversa e mascherata di imperialismo, il turismo procede imperterrito, ilare e noncurante, ad infettare il mondo disseminando ovunque una nuova specie genetica: l’Homo turisticus, il cretino da viaggio, il mortifero vacanziere, inconscio virus della più subdola catastrofe ecologica: l’omogeneizzazione del globo.
Avvalendosi ironicamente del rigore della formula enciclopedica, Duccio Canestrini anatomizza in questo Turistario flaubertiano vezzi e manie, miti e riti, pregiudizi e perversioni, abitudini e patologie dei consumatori di trekking e degli spacciatori di diapositive, componendo un’esegesi umorale e sarcastica, in bilico tra l’irrisione e il vituperio, di un fenomeno di massa che sta silenziosamente ma sicuramente cambiando la faccia del mondo.